martedì 14 febbraio 2012

Iași și iarna de lupii

Chiusi sei mesi di vita bucarestina in un po' di valigie, ho dormito la mia ultima notte nella mia stanza svuotata: nulla negli armadi, solo il PC e il passaporto sul comodino, e il borsone per il viaggio. La mattina Bucarest mi ha salutato - per ora - con una nevicata a fiocchi grandi e con qualche preoccupazione, mentre cercavo di mantenermi in piedi sul marciapiede ghiacciato per andare a Obor, e da lì alla Gara de Nord per mettermi finalmente in viaggio. In questi sei mesi bucarestini mi è mancato di esplorare il resto della Romania: poco tempo, e imprevisti che si mettevano in mezzo ogniqualvolta organizzassi qualcosa. Stavolta non mi ha fermato la neve, né la solitudine. Anzi, quest'ultima è stata alleviata da un nuovo amico, Sebastiano: amico di un amico, mi ha contattato il giorno prima della mia partenza, ed è stato bello condividere pane, biscotti, ostello, treno e chiacchiere mentre ci muovevamo per una Romania sempre più bianca.


La prima tappa del mio viaggio è stata Iași, da cui ora scrivo con grande incertezza su cosa verrà dopo. L'itinerario di viaggio dice Chișinău e Tiraspol', per poi saltare al di là dei Carpazi, a Cluj-Napoca - anche per riviverla a un decennio di distanza rispetto a una mia vecchia amica, e poi a Timișoara, la città della prima scânteia, la prima scintilla della Rivoluzione. Ora il programma è un po' in dubbio, la neve sta sferzando tutta la Romania, nel sud con venti oltre i 60-70 km/h, e il maltempo sta condizionando tutti i viaggi, compresi quelli di Sebastiano e Wacyl. Sebastiano, che è venuto in Romania a studiare Ovidio, doveva raggiungere Costanza, città dell'esilio del poeta romano, prima di fare ritorno alla sua Sicilia. Wacyl, il mio coinquilino svizzero, è stato bloccato a Buzău per ore mentre cercava di raggiungermi da Bucarest, e ora ha saggiamente deciso di tornare alla base. A me non resta che capire se i bus per Chișinău sono garantiti, domani dovrebbe smettere di nevicare e quindi lo spostamento a Cluj, che si trova nella zona verde (qui a Iași siamo in zona gialla, mentre Bucarest e Costanza sono sotto codice arancione), non dovrebbe rivelarsi problematico - o almeno spero.


Le sette ore di treno tra la Gara de Nord e la stazione di Iași sono state un lungo incedere per quasi cinquecento chilometri di bianco ininterrotto. Poche le città, desolato il panorama, fitto di paesini di poche case isolati nella grande piana bianca, o di costruzioni industriali o agricole, spesso in disarmo, che davano al paesaggio un tono quasi apocalittico, reso ancora più spettrale dal calare della sera. Bacău attraversata da un tubo in bella vista. Poche luci isolate, paesini distanziati di parecchi chilometri e isolati nel bianco, un'atmosfera da Fargo. Un po' di calore ce l'ha restituito un vecchietto che, in treno, ci ha mostrato foto in bianco e nero senza che noi potessimo comprendere le parole che sussurrava, in romeno stretto, nello sferragliare del treno. Foto degli anni '40, della madre, del padre, del fratello, mentre cercavo di rincorrere il suo discorso e mi aggrappavo alle poche parole che comprendevo, nomi di città per la maggior parte.




E ancora calore, nonostante i -11°C e la neve che ha cominciato a scendere un'ora dopo il nostro arrivo, ce l'ha restituito Iași. Imbiancata, in salita, con poche persone in giro, eppure incantevole, con tanti tram in movimento e tanti palazzi storici resi forse ulteriormente magici dal candore che li circondava. Ostello e bagagli, muri che sanno di vernice e un grosso cane che si aggira per i corridoi: camminiamo un po', troviamo un posto dove mangiare, poi torniamo dentro e ci addormentiamo sfiniti, pronti a esplorare la cittadina al mattino. Tante università, le statue dei voivodi, lo stadio del Politehnica, la strada ora non più dedicata a Engels, la statua dell'Indipendenza, i parchi innevati, le chiese silenziose e una salita interminabile, resa ancora più faticosa dalla neve che andava accumulandosi. Una neve che è diventata sempre più insistente di ora in ora, mentre noi ci avventuravamo in direzione della cattedrale metropolitana e scoprivamo il mercato agronomico completamente ricoperto di neve.












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